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Una mostra dove volutamente non esiste un tema conduttore, quella organizzata a Roma presso la galleria FUTURISM & CO Art Gallery di Via Mario de' Fiori 68, che vuole porre l’attenzione sul Futurismo come movimento culturale che nella prima metà del XX secolo ha profondamente modificato la società italiana.

Generalizzando, sottolinea nella presentazione Luciano Fabale, il Futurismo viene associato quasi esclusivamente alla rappresentazione estetica della velocità, della simultaneità, ovvero alla poetica dell’Arte meccanica proclamata nel Manifesto Futurista del 1922 di Prampolini, Pannaggi, Paladini: «Ciò che noi chiamiamo l’Arte meccanica, cioè la Macchina adorata e considerata come simbolo, fonte e maestra della nuova sensibilità artistica, è nata […] nella più meccanica delle città d’Italia: Milano.»

Ma il movimento Futurista non è stato soltanto questo, ci vuole dire questa mostra che si intitola appunto "Senza tema". Tra il 1909 e il 1944 ha prodotto una serie di documenti tra manifesti, proclami, interventi e documenti teorici che non trattano solo di letteratura, pittura, scultura, ma intervengono in tutti i settori della cultura italiana con il fine di rinnovarla totalmente.

Sul senso comune della moralità interviene il Manifesto Futurista della Lussuria di Valentine de Saint-Point del 1913, il quale inverte la regola, fino ad allora infallibile, che ha comandato ciò che si deve fare e non fare: «La Lussuria, concepita fuor di ogni concetto morale e come elemento essenziale del dinamismo della vita, è una forza. Per una razza forte, la lussuria non è, più che non lo sia l'orgoglio, un peccato capitale.»

Paradossale come molte delle idee futuriste, anche la parabola di questa donna intelligente, originale, fuori dagli schemi, che dopo una ricerca spirituale intensa e tumultuosa finì al Cairo alla sequela del filosofo René Guenon, come lui convertita all’Islam più puro e spirituale.

Il manifesto “L’Architettura Futurista” del 1914 di Antonio Sant’Elia taglia nettamente con l’architettura fino ad allora praticata: «Noi dobbiamo inventare e rifabbricare la città futurista […] La casa di cemento, di vetro, di ferro, senza pittura e senza scultura, ricca soltanto della bellezza congenita alle sue linee e ai suoi rilievi straordinariamente brutta nella sua meccanica semplicità […] deve sorgere sull'orlo di un abisso tumultuante».

Sull’estetica sartoriale interviene il manifesto “Il vestito antineutrale” del 1914 di Giacomo Balla: «Il cappello futurista sarà asimmetrico e di colori aggressivi e festosi. Le scarpe futuriste saranno dinamiche, diverse l'una dall'altra, per forma e per colore, atte a prendere allegramente a calci tutti i neutralisti.»

La soluzione su come risanare il bilancio dello Stato si trova nel manifesto “L’unica soluzione del problema finanziario del 1915” di Filippo Tommaso Marinetti. Anche qui una ricetta rivoluzionaria e bizzarra: «Noi Futuristi affermiamo che il popolo italiano è il più ricco della terra, poiché possiede un incalcolabile capitale inutilizzato, costituito dall'enorme patrimonio delle opere d'arte antiche ammucchiate nei suoi musei. Di questo patrimonio artistico, noi proponiamo senz'altro al Governo la vendita graduale e sapiente. Dato che soltanto le Gallerie degli Uffizi e Pitti furono valutate più di un miliardo l'Italia sarà in pochi anni abbastanza ricca per […] avere la più poderosa flotta militare del mondo».

Sul concetto di modernità nel design interviene il manifesto “Il primo mobilio Italiano Futurista” del 1916 di Arnaldo Ginna «I miei mobili sono scaturiti come sempre dalle idee fondamentali futuriste: bisogno di ultra-modernismo originale, di igiene, di eleganza, di emozione sintetica.»

E infine, sulla diffusione della musica nella nuova città futurista le indicazioni vengono fornite dal “Manifesto Futurista per la città musicale” del 1933, per il quale la città musicale: «sarà dotata di potenti amplificatori radiofonici posti agli imbocchi ed agli sbocchi delle vie principali che trasmetteranno […] musica incitatrice […] genialmente adattata […] per la conquista della giornata […] per la conquista della notte».

Non c’è dubbio, conclude Luciano Fabale, che molti dei propositi modernisti del movimento si sono incuneati profondamente nella cultura italiana modificandone il corso – ciò è particolarmente evidente nelle forme della comunicazione, della grafica, dell’architettura, del design – e hanno contribuito decisamente a definire l’attuale estetica italiana.

Al di là dei messaggi si possono ammirare in mostra bellissime opere di Balla, Prampolini, Fillia, Carrà, Sibò solo per citarne alcuni.

nella foto in alto in primo piano Enrico Prampolini, Paysage Femini, 1930, olio su tela ,90,7 × 75 cm e Giulio D'Anna, Rinascita, 1938 olio su tela, 145 × 95 cm

qui sotto un' immagine della mostra, il quadro è Lampi nella guerra II- Agro Pontino , 1943, di Sibò (Pier Luigi Bossi) tecnica mista su compensato, 70 x 50 cm

FUTURISM & CO Art Gallery . Via Mario de' Fiori, 68 . Roma

Orari: Lunedì: 14.00 - 19.30 / Martedì - Sabato: 11.30 - 19.30 / Domenica e festivi solo per appuntamento