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Un omaggio alla Spagna. E a un genere figurativo, quello del “bodegòn” (come l’arte iberica è solita definire, fin dagli inizi, la “natura morta” per la sua specifica caratteristica dell’ essere opera quasi sempre ambientata - con la frutta i fiori gli ortaggi i pesci e la selvaggina - in taverne, osterie o cucine popolari) che in Spagna vede le sue prime produzioni intorno alla fine del XVI secolo, sulle  orme di un’ormai consolidata tradizione fiamminga e italiana ma con caratteristiche assolutamente originali e di grande fascino narrativo.  

Questo vuole essere in primo luogo la mostra ospitata, fino al 30 settembre, nelle “Sale Palatine” della torinese Galleria Sabauda, realizzata in collaborazione con Bozar – Palais des Beaux Arts di Bruxelles e con la partnership di Intesa Sanpaolo. Significativamente titolata “Il silenzio sulla tela” e curata da Angel Aterido, professore all’Università Complutense di Madrid, la rassegna traccia, attraverso gli esempi più significativi di “bodegones” realizzati da maestri che hanno profondamente segnato l’arte spagnola - dal primo Barocco all’età delle Accademie - il percorso di sviluppo di questo genere artistico su due secoli abbondanti di produzione. Da Sànchez Cotàn, prolifico pittore religioso (che nel 1603, a 43 anni, decise addirittura di intraprendere la vita monastica come monaco certosino) e pioniere in Spagna del nuovo filone pittorico fino al grande Francisco Goya, la mostra subalpina si articola in sette sezioni – dalle origini ai primi anni dell’ ‘800 - e fa seguito ad altre prestigiose e similari esposizioni tenutesi alla “National Gallery” di Londra nel 1995, al “Museum of Fine Arts” di Bilbao nel 1999 e successivamente al “Bozar” di Bruxelles. Al suo interno  raccoglie una quarantina di opere provenienti da prestigiosi musei pubblici (dal “Prado” al “Louvre” alle “Gallerie degli Uffizi” e all’ “Art Museum” di San Diego), così come da importanti collezioni private: per il visitatore sarà  come intraprendere un affascinante viaggio a tema attraverso straordinarie tavole pittoriche, come il “Bodegòn de frutas, verduras y hortalizas” realizzato da Juan Sànchez Cotàn e proveniente dalla Collezione Abellò di Madrid, le “Mele in cestino di vimini” di Juan de Zurbaràn, le scene allegoriche della “Vanitas” e de “Il Sogno del Cavaliere” di Antonio de Pereda (fra i protagonisti assoluti del Barocco spagnolo), fino alla preziosa per rigore tecnico “Natura morta con quaglie, cipolle, aglio e recipienti” di Luis Melèndez, napoletano di nascita e morto a Madrid nel 1780, o all’impressionante “Natura  morta con tacchino” di Francisco Goya, che al genere “si avvicinò – precisa Aterido – con l’assoluta libertà tipica della maturità” realizzando opere decisamente innovative “la cui importanza è stata riconosciuta molto dopo la sua scomparsa”. Opere, tutte, di mirabile puntigliosa definizione stilistica, perfette nel gioco compositivo di segni e colori, così come in quei sagaci virtuosismi chiaroscurali capaci di imprimere quasi un “tocco scultoreo” all’intera rappresentazione: in esse leggiamo certamente affinità di fondo, stilistiche e concettuali (e non potrebbe essere che così), con i più consolidati modelli fiamminghi e italiani, ma anche tipiche peculiarità che contraddistinguono gli spagnoli “bodegones” dalle soluzioni compositive adottate negli altri paesi europei. Prime fra tutte, una maggiore sobrietà di fondo e il carattere austero, unito a personalissime interpretazioni tematiche che gratificano gli artisti spagnoli, cui si deve l’evoluzione del “genere”, di uno specifico riconoscimento e che li pone a titolo pieno fra i vertici dell’arte occidentale. Come dimostra anche il voluto accostamento in mostra fra le opere spagnole e nove dipinti italiani e fiamminghi appartenenti alle collezioni della Galleria Sabauda, fra le quali la “Natura morta con frutta, dolci, crostacei, un bicchiere e un topo” del tedesco (operante agli inizi del Seicento) Peter Binoit e “La vanità della vita  umana” del fiammingo Jan Bruegel il Giovane, opera di grandissima ricchezza iconografica probabilmente acquistata da Vittorio Amedeo I e giunta a Torino entro il 1635. Da segnalare anche la superba “Natura morta con pesci e molluschi” (1675-80) del napoletano, eccelso pittore di fauna ittica, Giuseppe Recco, data in prestito dalle Gallerie d’Italia Intesa Sanpaolo.

Gianni Milani

“Il silenzio sulla tela. Natura morta spagnola da Sànchez Cotàn a Goya”
Galleria Sabauda – Sale Palatine, Piazzetta Reale 1, Torino; tel. 011/5211106 – www.museireali.beniculturali.it
Fino al 30 settembre
Orari: dal mart. alla dom. 8,30/19,30