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Figlio di Benvenuta Caleffi e Antonio Boldini (pittore), Giovanni nasce a Ferrara il 31 dicembre del 1842. La passione per il disegno e la pittura gli viene trasmessa dal padre, pittore di matrice purista ed amante dei grandi maestri del Rinascimento. Il giovane Boldini dedica il periodo della sua formazione allo studio e alla riproduzione di opere rinascimentali molte delle quali oggi custodite nei musei del ferrarese.

Dagli insegnamenti ricevuti dal padre realizza le sue prime opere “Il cortile della casa paterna” e “Autoritratto a sedici anni”. Contemporaneamente frequenta lo studio di due importanti pittori-decoratori, i fratelli Girolamo e Domenico Domenichini.
Nel 1862, il giovane artista che è ormai una celebrità a Ferrara per i suoi ritratti, si trasferisce a Firenze e si iscrive all’Accademia delle Belle Arti. Qui stringe una sincera amicizia con Michele Gordigiani e Cristiano Banti, che lo convinceranno a frequentare il famoso “Caffè Michelangelo”, luogo in cui i Macchiaioli si riuniscono spesso per discutere sulla nuova e rivoluzionaria tecnica da cui prende il nome il loro gruppo. Nel 1864 realizza un olio su tela, "Ritratto di Lilia Monti nata contessa Magnoni", mentre molto più prolifico si rivela l'anno successivo, quando conclude "Autoritratto mentre osserva un quadro", "Ritratto di Enea Vendeghini", "Ritratto di Giuseppe Abbiati", "Fattori nel suo studio (l'atelier d'un peintre)" e "L'amatore delle arti". Due anni più tardi intraprende un viaggio a Napoli con l’amico Cristiano Banti e qui realizza i ritratti dei suoi figli.
Per completare la propria educazione artistica nel 1867 il pittore si trasferisce a Parigi per l’Exposition Universelle dove conosce i pittori Impressionisti Édouard Manet, Alfred Sisley ed Edgar Degas. Qualche anno dopo soggiorna a Londra dove William Cornwallis-West gli mette a disposizione uno studio attrezzatissimo al centro della città. La pittura di questo periodo del maestro risulta influenzata da quella inglese settecentesca. Nel 1871 ritorna a Parigi, apre uno studio suo e conosce la modella Berthe. È il periodo in cui allaccia contatti con Goupil, importante mercante d’arte per il quale lavorano già artisti di grande fama come: Meissonier, Fortuny, Palizzi e De Nittis. Le tele commissionate e preparate in questo periodo sono prevalentemente di genere, nelle quali Boldini riporta gli ambienti settecenteschi.
Nel 1886 realizza due ritratti, il primo con tecnica a olio e l’altro a pastello per il grande musicista Giuseppe Verdi. Saranno questi gli anni della sua consacrazione, il pittore italiano diventa il massimo rappresentante del ritratto d’epoca, mondano o di rappresentanza, distinguendosi tra i ritrattisti della sua epoca per abilità del disegno, ricerca preziosa del colore ottenuta sia attraverso una tavolozza ridotta di soli bruni e neri, sia attraverso toni talvolta violenti, ma sempre accostati e disposti abilmente con un virtuosismo che lo condusse a uno stile del tutto originale e personale. Tra i moltissimi ritratti ricordiamo quello di “Emiliana Conca De Ossa”, per il quale vinse la medaglia d’oro al Salon del 1899 e il “Ritratto di Montesquieu”. Il periodo più felice dell'artista viene individuato dalla critica negli anni tra il 1892 ed il 1914, quando l'artista trionfa nei "salons" parigini e crea un ideale femminile al quale le sue clienti sono felici di adeguarsi, produce immagini di raffinatissima sensuale bellezza, talvolta concentrata in un particolare anatomico, come le braccia o le mani.
Nel 1914, con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, il pittore ferrarese si sposta a Nizza, dove rimane per qualche anno: nel 1919 si vede assegnare la Legione d'Onore dal governo francese. A conclusione della guerra il maestro fa ritorno a Parigi. Gli inizi degli anni Venti per Boldini sono traumatici poiché a causa delle condizioni di salute e per un sempre più graduale abbassamento della vista che lo porta quasi alla cecità dovette abbandonare la pittura. Nel 1926 concede un’intervista alla giornalista trentenne Emilia Cardona, che diverrà sua mogli tre anni più tardi.
L’11 gennaio del 1931 Giovanni Boldini muore a Parigi affetto da broncopolmonite. Il suo corpo è seppellito nel cimitero della Certosa di Ferrara al fianco di quelli dei suoi genitori.

Fonte: www.giovanniboldini.eu, dueminutidiarte.com, www.frammentiarte.it

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