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Tutto accadeva fra la Piazza e il cosiddetto “Tridente”,  a Roma, nella zona concentrata attorno a via del Babuino, via del Corso e via Ripetta, via Margutta dove si tiene questa mostra intitolata “La Scuola di piazza del Popolo. Pop o non Pop?”.

La mostra è presentata da Monogramma arte contemporanea, curata da Gabriele Simongini, con il coordinamento organizzativo di Giovanni Morabito e dell’Associazione med’eventi. La mostra è promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale,  ed è realizzata con il contributo della Fondazione Cultura e Arte.

Una mostra  che ci riporta agli anni Sessanta, in una Roma in cui il centro storico faceva della “Città eterna” una capitale dell’arte internazionale. È qui che si costituisce quella che, fra storia e leggenda, fu poi definita la “Scuola di piazza del Popolo”: artisti come Franco Angeli, Mario Ceroli, Tano Festa, Giosetta Fioroni, Jannis Kounellis, Mimmo Rotella, Mario Schifano e altri. Il cima culturale era assai influenzato dal cinema, che in quegli anni d’oro era protagonista a Roma con le imponenti produzioni girate a Cinecittà: sono gli anni della “Dolce Vita” romana. Il luogo degli incontri era Piazza del Popolo, con il caffè Rosati, dove, proprio sopra Rosati, c’era la Galleria La Tartaruga di Plinio de Martiis.

Come ha detto il Prof. Emmanuele Emanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale «Artisti come Schifano, Angeli, Festa, Mambor – che ebbi modo di frequentare personalmente all’epoca – rivoluzionarono indubbiamente il panorama dell’arte visiva, rifiutando la loro presunta filiazione alla Pop Art americana, che guardavano come ad un puro arricchimento culturale, perché preferivano in realtà ispirarsi all’unicità e alla secolarità della monumentale arte italiana, passando per il Futurismo e la Metafisica. Le sperimentazioni e l’innovazione di cui gli artisti di Piazza del Popolo si fecero portatori, senza averne allora reale consapevolezza, hanno rappresentato una svolta culturale non soltanto italiana e segnato indelebilmente un’epoca, facendo sì che io, onestamente, non abbia rinvenuto nei tempi successivi tracce di progenie».

Ha scritto il curatore Gabriele Simongini, ”un altro luogo comune che va sfatato è quello di una “Scuola di piazza del Popolo” felice e gioiosa sic et simpliciter. È invece spesso evidente una costante inquietudine che riflette anche la condizione ansiosa e il ruolo dell’artista nella nuova società dei consumi, l’artista che non può accettare di diventare passivamente un produttore seriale. E in più promana da molte opere una profonda vena malinconica che non assume mai le sembianze del sentimentalismo ma che anzi si configura sempre in modi netti, perentori, duri. Del resto, quegli anni furono pure anni di angosce, di disperazione e di morte”.

In occasione della mostra, per rievocare quegli anni elettrizzanti e per un rilancio di via Margutta che ha una storia lunga, popolata da un mondo cosmopolita di artisti, fotografi, stilisti, musicisti, scrittori, registi ed attori, lungo questa bella via sono eccezionalmente collocati 12 light box, ciascuno dedicato ad un artista rappresentato nell’esposizione.

Un libro-catalogo edito da Manfredi contiene una testimonianza del Prof. Emanuele, i testi di Giovanni Morabito e Giancarlo Carpi, un saggio di Gabriele Simongini, gli scritti (2007) di Giosetta Fioroni, Sergio Lombardo, Renato Mambor, Cesare Tacchi, le biografie degli artisti, le foto delle opere esposte ed alcune foto d’epoca.

È consigliata la prenotazione inviando un’email all’indirizzo della galleria: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. .

(Nella foto: Mambor, Campionatura, 1966, tecnica mista su carta)

La mostra è visibile dal 28 maggio al 28 giugno.

Resterà aperta con i seguenti orari:
tutti i giorni esclusi i festivi, dalle ore 10.00 alle ore 12.30 e dalle ore 16.00 alle ore 19.30.
Via Margutta, 102 – 00187 Roma – tel. +39 06 32650297 Fax +39 06 32655574

Info: www.monogramma.it