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Figlio di una famiglia di contadini, Giotto di Bondone, comunemente conosciuto come Giotto, nasce nel 1267 a Colle di Vespignano, presso Vicchio, nel Mugello.

Seconda la testimonianza di un grande storico dell’arte, Giorgio Vasari, l’allora maestro Cimabue avrebbe scovato Giotto, nel tentativo di raffigurare delle pecore su dei sassi col carbone. Nel 1272 entra come apprendista nella bottega di Cimabue e collabora con il maestro alla realizzazione di alcune sue opere. Importante per la propria formazione fu il viaggio a Roma. Qui incomincia ad accettare lavori in proprio e intorno al 1290 - 1295, porta a compimento le sue prime opere: la “Croce dipinta” di Santa Maria Novella, dove emergono nel volto del Cristo lineamenti del periodo tardo bizantino e la “Madonna col bambino”, conservata nella chiesa di campagna di Borgo San Lorenzo. In questo stesso periodo Giotto sposa Monna Cinta (o Ciuta) dalla quale avrà otto figli. Nel periodo compreso tra il 1296 e il 1297 Giovanni Murro lo invita ad affrescare la Basilica superiore di Assisi. Frequenti sono i suoi ritorni nella capitale, dove attende ai lavori nella Basilica di San Giovanni in Laterano oltre ad occuparsi di altre decorazioni per il Giubileo del 1300 indetto da Papa Bonifacio VIII.

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Il 1300, è uno dei periodi di massimo splendore e slancio artistico del maestro toscano. Nello stesso periodo, chiamato a Padova, realizza l’affresco della cappella di Enrico Scrovegni. Ritornato a Firenze, realizza una delle sue opere più importanti, la “Maestà” degli Uffizi.
Tra il 1322 e il 1328 realizza il Polittico Stefaneschi alla Pinacoteca Vaticana e l’affresco a secco delle “Storie Francescane” della Cappella Bardi. Per l’importante famiglia di banchieri fiorentini ha compiuto sette riquadri incentrati su scene di vita di San Francesco.
Con l’accresciuta fama, Giotto, viene chiamato prima a Napoli da Roberto d’Angio, ed in seguito Azzone Visconti lo invita a Milano. Purtroppo la serie di opere realizzate a Napoli e gli affreschi milanesi sono andati perduti.

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Nel 1334 diventa “magister et gubernator” dell’opera di Santa Reparata, cioè del Duomo di Firenze, dove realizza il primo piano del campanile che appunto porta il suo nome (Campanile di Giotto). L’8 gennaio del 1337, muore a Firenze.

L’arte di Giotto, di sconvolgente modernità, è stata modello per intere generazioni di artisti successive, sino al Rinascimento. È ricordato per aver dato un senso nuovo ai concetti di colore, spazio e volume, riprendendo e immortalando i suoi soggetti direttamente dalla realtà. Le sue opere rappresentano il passaggio dall’arte gotica, racchiusa negli schemi medievali all’Umanesimo, all'arte figurativa di cui può essere considerato il traghettatore. Pittore, scultore, architetto, Giotto è una delle massime figure dell’arte non solo in Italia ma dell’intero Occidente.

Bibliografia

  • Riccobaldo da Ferrara, Chronica parva Ferrariensis; introduzione, edizione e note di Gabriele Zanella. Ferrara 1983
  • Lorenzo Ghiberti, I commentari, a cura di Ottavio Morisani. Ricciardi, Napoli 1947
  • Giorgio Vasari, Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori, 1568

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Risorse in rete