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Il legame tra i libri animati dei secoli scorsi e le moderne tecnologie e applicazioni digitali: è questo il tema della mostra in programma a Torino (Palazzo Barolo – Musli, Via Corte d’Appello 20/c) dal 9 maggio al 30 giugno.

L’iniziativa fa parte del progetto “Pop-App. Scienza, arte e gioco nella storia dei libri animati dalla carta alle app” che vede coinvolti l’Università La Sapienza di Roma (che nello stesso periodo organizza una mostra parallela presso l’Istituto Centrale per la Grafica della capitale) e la Fondazione Tancredi di Barolo, di Torino.

La mostra di Roma

La mostra di Roma, organizzata dall’Istituto Centrale per la Grafica e ospitata presso le sue sale espositive di via della Stamperia, si snoda lungo due sezioni principali dedicate rispettivamente al libro animato moderno e al libro animato antico, le cui radici affondano nel tardo Medioevo e nei primi prodotti a stampa.
La prima sezione, dedicata alle tipologie e ai modelli del libro animato moderno, ne racconta la storia lungo un arco cronologico che va dai dai primi dell’Ottocento fino alla metà del Novecento. I libri, destinati all’infanzia e tutti provenienti dalla preziosa collezione della Fondazione Tancredi di Barolo, mettono in mostra i dispositivi meccanici e gli espedienti cartotecnici creati a scopo ludico e educativo.

La seconda sezione illustra, invece, la storia antica del libro animato, che affonda le sue radici in alcune precoci testimonianze manoscritte del tardo Medioevo e nei primi prodotti della stampa a caratteri mobili. Di questa sezione fanno parte preziosi prestiti provenienti dalle più importanti biblioteche statali italiane (Biblioteca Nazionale Centrale di Roma e la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze), tra cui si segnalano per l’importanza e la bellezza l’Astronomicum caesareum di Petrus Apianus, il Kalendario di Regiomontanus e l’Astrologia di Ottavio Pisani. I dispositivi mobili di questi volumi – di carattere scientifico (astronomico, medico, di misurazione del tempo, ecc.), di intrattenimento sociale (“libri di sorte”), di tipo strumentale (calendario di una gravidanza) – sono esposti in dialogo con stampe di tematiche affini, scelte tra le collezioni del Gabinetto Nazionale delle Stampe e della Calcografia, che integrano il percorso in uno stimolante confronto tra la bidimensionalità delle arti grafiche e la tridimensionalità dei meccanismi mobili.

È il caso, ad esempio, degli atlanti anatomici concepiti nel Seicento per fornire un supporto allo studio del disegno (la Cognizione dei muscoli del corpo umano per uso di disegno di Carlo Cesi, l’Anatomia per uso et intelligenza del disegno di Charles Errard) e in cui, attraverso determinati espedienti compositivi, le anatomie superficiali sono disegnate secondo una modalità rappresentativa simile al flap (lembo di carta sollevabile).
Se le xilografie di Albrecht Dürer, raffiguranti le Carte del cielo (1515 ca.) costituiscono il modello di riferimento per globi e mappe celesti del Cinquecento, influenzando al contempo anche le illustrazioni contenute nei libri di astronomia, le carte da gioco incise nel 1644 da Stefano della Bella su commissione del cardinale Mazzarino per istruire re Luigi XIV, di appena sei anni, rappresentano una sorta di precedente didattico di molta letteratura per l’infanzia, campo privilegiato del libro animato modernamente inteso. Sono figurine corredate di un breve testo con un elenco di nozioni da memorizzare, queste carte potevano anche essere ritagliate e incollate su un supporto di cartone.

A questa dimensione ludica appartiene anche Il Gioco del Pela il Chiù, dal nome di un piccolo rapace notturno, inciso da Ambrogio Brambilla. È un gioco d'azzardo con tre dadi, il cui percorso è costellato da un'umanità varia, composta da venditori, popolani e alcuni personaggi della Commedia dell’Arte, come “Francatrippa”. Conclude il percorso un teatrino settecentesco di Martin Engelbrecht con scene di Caccia di corte in acqua, composto da una serie di quinte che si ricompongono nella visione prospettica all’interno di una sorta di scatola ottica, qualificandosi come originale esempio di pre-cinema.

Sede Roma, Museo dell’Istituto centrale per la grafica, via della Stamperia 6
8 maggio 2019 – 30 giugno 2019
lunedì – venerdì ore 9,00 – 19,00
sabato – domenica ore 9,00 – 14,00

La mostra di Torino

La mostra di Torino è organizzata dalla Fondazione Tancredi di Barolo in collaborazione con l’Opera Barolo. A partire da alcuni antichi esemplari cinquecenteschi, il percorso racconta la storia dei libri animati destinati all’infanzia e pubblicati in Italia e all’estero dai primi dell’Ottocento fino alla metà del Novecento ed è corredato di prodotti multimediali e interattivi, che rivelano il funzionamento e gli effetti speciali di alcuni materiali esposti.

Il progetto espositivo intende evidenziare la funzione dei dispositivi di animazione nel facilitare il rapporto interattivo e ludico del bambino con il libro e la lettura, sul doppio versante dell’educazione e dell’intrattenimento; si propone inoltre di illustrare i collegamenti con i territori limitrofi dei libri illustrati e dei giocattoli, nonché le fruttuose suggestioni provenienti dal precinema.
Attraverso un percorso che si snoda in otto sale tra Palazzo Barolo e gli spazi del MUSLI, sono esposti circa duecentocinquanta oggetti: volumi e giochi italiani e stranieri, provenienti dall’Archivio della Fondazione, che costituisce ad oggi la più importante collezione italiana di libri animati per bambini a disposizione del pubblico. A questi si aggiungono alcuni significativi prestiti da Biblioteche statali, pubbliche o da collezioni private e una selezione di materiali del precinema, messi a disposizione dalla Collezione Giuseppe Monge di Torino.

La rassegna di libri animati antichi presenti in mostra, dal Cinquecento ai primi anni dell’Ottocento, testimonia la ricchezza e la complessità delle funzioni che essi ebbero nello sviluppo delle varie discipline a cui furono applicati, dall’anatomia all’astronomia/astrologia. Di questi ultimi il più antico libro animato esposto è il Cosmographicus liber di Petrus Apianus del 1533, con volvella.
Tra i più famosi libri animati antichi per bambini di produzione inglese e francese, Little Fanny (1810), in cui il libro si trasforma per la prima volta in un gioco, quello della bambola da vestire, e Le Livre Joujou (1831), considerato il primo con parti mobili, il libro per l’infanzia più prezioso esposto. Alcuni antesignani dei moderni pop up, come Les Etrennes de Bébé (1905 ca) e The Pop-Up Book (1912-14), primo caso in cui compare il termine “pop up”, sono esposti accanto al primo libro animato a leveraggi prodotto in Italia: Gioppino in cerca di fortuna (Ed. Treves) del 1890. Sono esposte tutte le edizioni animate di Pinocchio, dagli anni ’20 agli anni ’50, alcuni disegni originali di Attilio Mussino, nonché esemplari disegnati da artisti come Sturani e Munari risalenti al primo dopoguerra.

Di particolare interesse sono gli album animati in copia unica, colorati a mano, realizzati tra il 1913 e il 1917 da Luisella Terzi e ispirati a quattro dei più noti libri per bambini di Zia Mariù (Paola Lombroso Carrara). Uno di questi album, Storia di una bambina e di una bambola (1917), è stato utilizzato come punto di partenza per una app sviluppata nell’ambito del Laboratorio di tecnologie dell’istruzione e dell’apprendimento dell’Università di Torino (Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione).
Il libro animato Guignol (1890 ca), che si snoda per oltre un metro di lunghezza, i diorami teatrali settecenteschi – tra cui un prezioso esemplare raffigurante Torino – le trasparenze, i “peepshow”, le vedute ottiche, i giochi offrono un collegamento tra i libri animati, il teatro e il precinema. Sono presenti anche testi di divulgazione tecnico-scientifica e volumi di carattere didattico-ludico, per stimolare la curiosità dei bambini e come aiuto mnemonico.

L’esposizione si conclude con un’ampia rassegna internazionale delle varie tipologie di animazione: tra queste compaiono le opere inconfondibili di Lothar Meggendorfer, di cui tramite applicazioni sviluppate ad hoc è possibile sperimentare una simulazione fedele del movimento dell’originale, scoprendone anche il meccanismo di funzionamento.

Sede: Palazzo Barolo – MUSLI
Via Corte d’Appello 20/C – Torino
Periodo di apertura al pubblico: 9 maggio – 30 giugno 2019
Orari: martedì – venerdì: 10.00-12.30; 15.00-17.30
sabato e domenica: 15.00 – 18.30
Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura