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Joan Mirò i Ferrà nasce il 20 aprile 1893 a Barcellona. La predisposizione artistica si manifesta già a otto anni, età in cui inizia a disegnare. Indirizzato dal padre verso la carriera di contabile, inizia a lavorare presso una ditta specializzata in prodotti coloniali e da drogheria.

Colpito dal tifo, abbandona il lavoro di contabile per dedicarsi completamente alla sua passione artistica. Il periodo di convalescenza lo trascorre nella casa di campagna a Montroig, luogo che influenzerà molte delle opere di Mirò. Nel 1912 entra a far parte nella Scuola d’arte di Barcellona, avvicinandosi notevolmente alla corrente artistica del fauvismo, ponendo al centro delle proprie opere il colore e abbandonando la pittura tonale tradizionale. Nel 1920 si trasferisce a Parigi ed entra a far parte del circolo artistico dei pittori di Mont Martre, di cui fanno parte Picasso e il dadaista Tristan Tzara. L’avvicinamento definitivo al surrealismo di Mirò comincia nel 1923 con la realizzazione a Montroig del dipinto “Terra arata” e nel 1925 tiene la sua prima esposizione individuale alla galleria Pierre. Nella primavera del 1928 l’artista catalano visita Belgio e Paesi Bassi. Questo viaggio gli ispira interpretazioni molto libere dei dipinti dei grandi maestri olandesi del Seicento, intitolate Interno olandese. Attraverso il gioco surrealista ma anche alla modernissima pubblicità realizza molte opere utilizzando come strumento i collages. L’esempio di un’opera di tale periodo può essere “Fiamma nello spazio e donna nuda”. In questo lavoro si possono ammirare libere associazioni mentali, voli pindarici, concessioni ambiziose alla fantasia ed alla creatività, mentre non si percepisce nessun dramma al di là della deformazione fisica e dell’armonia dei colori.
Durante il periodo surrealista Mirò si convince del suo ruolo sociale dell’arte e della sua capacità di raggiungere le masse. Sfruttando la sua arguzia e uno spiccato senso dell’umorismo dipinge apponendo sulla tela le sue frasi di carattere poetico. Di questo periodo è il famoso dipinto “Il carnevale di Arlecchino”. Nel 1929 sposa Pilar Juncosa a Palma di Maiorca e nei due anni seguenti lavora moltissimo effettuando molte esposizioni personali non solo a Parigi, dove vive, ma anche a New York. Questi sono gli anni in cui continua la sua sperimentazione artistica realizzando opere litografiche, acquaforti, la pittura su carta catramata e sul vetro, ma anche sculture.
Dal 1932 al 1936 il pittore si trasferisce e vive con la famiglia a Barcellona, dove nasce la sua unica figlia Maria Dolores. Lo scoppio della guerra civile in Spagna lo colpisce profondamente, per aiutare i connazionali raccoglie fondi a sostegno della repubblica, ritorna a Parigi, ma anche da qui è costretto a fuggire per via dell’invasione nazista. Dagli anni ’40 in poi si stabilisce definitivamente in Spagna tra Maiorca e Montroig è il periodo in cui l’artista sviluppa uno stile surrealista sempre più marcato al punto che André Breton, fondatore di questa corrente artistica, lo descrive come: “il più surrealista di noi tutti”. Nel 1954 vince il premio per la grafica alla Biennale di Venezia e quattro anni più tardi il Premio Internazionale Guggenheim. L'artista diventa uno dei più radicali teorici del surrealismo, in numerosi scritti e interviste esprime il suo disprezzo per la pittura convenzionale esprimendo il desiderio di “ucciderla” ed “assassinarla” per giungere a nuovi mezzi di espressione.
All'inizio degli anni Sessanta è molto influenzato dalla pittura americana che lo porta verso un astrattismo sempre più insistito e un vero e proprio dominio del colore puro. Nel 1979 l’Università di Barcellona gli conferisce la laurea honoris causa; nel 1980 riceve la medaglia d’oro delle Belle Arti dal Re di Spagna Juan Carlos e nel 1981 è premiato con la medaglia d’oro di Barcellona e della Generalitat (Governo della Catalogna).
È il periodo della sua piena maturità artistica, le opere sono caratterizzate da sfondi geometrici e colori omogenei, da immagini fantastiche, fantasiose e umoristiche, contorte nel tratto e nel significato. Per preservare la sua produzione artistica Joan Mirò nel 1972 crea la Fundaciò Joan Mirò a Barcellona e nel 1981 la Fundaciò Pilar e Joan Mirò nella sua proprietà a Palma di Maiorca.
Mirò negli ultimi anni della sua lunga carriera dilata le sue esperienze artistiche sperimentando la scultura gassosa e la pittura quadridimensionale.
Muore a Palma di Maiorca il 25 dicembre 1983 all’età di 90 anni. L’anno prima della sua morte dipinge il quadro che sarebbe servito per la celebrazione dei Mondiali di calcio disputati in Spagna nel 1982.
Il percorso artistico di Mirò ha avuto un ruolo centrale nello sviluppo di alcune tra le più importanti correnti del Novecento, primo fra tutti il Surrealismo. Nello stesso tempo, oltre alle continue sperimentazioni artistiche, ha mantenuto l’autonomia e la libertà grazie alle quali sono nate opere d’arte tra le più originali e seducenti del secolo scorso.

“MIRO’! SOGNO E COLORE”
L’arte del Novecento: dal Dadaismo al Surrealismo
A spasso nella Torino surrealista e metafisica

Fonte: www.guggenheim-venice.it, www.buscabiografias.com